
Dal libretto di sala dello spettacolo:
LE VOCI
Monica Matticoli & Miro Sassolini
L’interpretazione coincide con una parziale sottolineatura del testo originale volta a mettere in scena il «contrasto» di cui Zanzotto parla nelle note al poema. Le scelte fatte sono frutto non solo di una riflessione sul testo ma anche di una ricerca condivisa con Miro Sassolini: specificità di questa drammaturgia è infatti l’aver dato a senhal la voce e il canto (maschili) di Miro lasciando ai recitati (femminili) le voci dei «personaggi (meglio che di uno solo) in colloquio». La composizione musicale è il risultato di un intreccio fra analogico (le chitarre di Paolo Benvegnù) e digitale (l’elettronica di Sassolini) messi in risonanza (in sutura) con lo strumento-voce di Miro per ottenere il sottotesto sonoro che fa sì da scenario ma, anche, asseconda, si contrappone, commenta il colloquio in parola. Il duale è così visibile mediante lo scandaglio della relazione fra le voci che, sessuate, mettono in scena «la differenza di base dell’umanità»: «quella tra uomo e donna» (Carla Lonzi). La voce nasce per il suono e non per la parola ma attraversa il tempo e la storia (la Storia) per trovarla nel flusso che va e torna da te a me, da “io” a “tu”. E dunque il primo verso del poema può ciclicamente tornare, come in questa personalissima lettura dove tutto è mobile, anche in conclusione: NO BASTA, non farlo non scriverlo te ne prego. Confermando che non siamo noi a interpretare Zanzotto ma è Zanzotto a interpretare noi.
Credits
Voci: Monica Matticoli e Miro Sassolini
Altre voci recitanti: Paolo Benvegnù e Lello Voce
Samples, flauto, armonica, cori: Miro Sassolini
Archi, campionamenti, missaggio: Paolo Benvegnù
APPROFONDIMENTI
Intervista a Lello Voce su Argo
Articolo di Lello Voce su IlFattoQuotidiano